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Channel: fTrentadue » Persone

Un minuto e poi in scena

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coristi

Passami il fazzoletto che questa cuffia mi fa grondare.

C'è tutto un altro atto da fare e il costume è davvero pesante. Che poi nella prima scena siamo tutti attaccati e di aria ne passa poca. Hai sentito nel secondo coro? Marchesi il pianissimo non lo ha fatto nemmeno stavolta, vuol sempre che lo si senta più degli altri. Io invece ho detto "tempo" anziché "tempio", ma tanto non se ne sono accorti. Comunque il direttore va troppo veloce. C'è Pelizzoni che non gli sta dietro. Secondo me quelli su lo fischiano.

Muoviti che si rientra.

Ah, hai visto la bici della Cortesini? L'ha messa dentro perché ha paura che qualcuno gliela prenda su, come in quel film che danno adesso al cinema.


The end

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ragazze

Ma le vedi quelle? Sembra che abbiano dimenticato tutto.

Camminano serene in via Cavour, appena uscite dall'Edison dove hanno visto la Garbo. Vogliono essere come lei, sognano Gary Cooper ed Errol Flynn. Gli americani che le hanno salvate.

Sono eleganti e piene di vita. Adesso.

Una la conosco. Sei mesi fa eravamo sfollati insieme in campagna. Cinque famiglie in un casolare a pezzi vicino all'argine. Jolanda, mi pare.

Vedi? Mi ha salutato e sorride. Si ricordano, allora.

Ciao ragazze.

19:06

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piscina

Qui d'estate non si vive.

La gente perde il senso e la città si sdoppia dal caldo.

Acqua, niente. La Parma è una strada di pietre e il Taro bagna un altro continente.

Aiuto mio padre in bottega, una delle tante nascoste tra le vie dell'Oltretorrente. Otto ore sembrano otto giorni a dodici anni. Alle sette finisco.

E per salvarmi attraverso il torrente vuoto. In viale Basetti c'è una vasca dove l'acqua è di tutti. L'hanno fatta quest'anno, la prima piscina della città.

Sei minuti e una testa si aggiunge ad altre cento che cercano sollievo tra la pietra bagnata e il cemento rovente. Mentre ai bordi, corpi stesi al sole e sacchi di cloro aperti.

Esco, mi asciugo. E si riprende tutto da capo.

Quasi in vacanza

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vacanze

Ogni anno la solita storia. Bloccati per ore con altri sprovveduti che si credevano più intelligenti.

Il Ponte della Navetta ci regge a fatica. Nemmeno un respiro d'aria dal Baganza vuoto. E anche le Piccole Figlie chiuse per chiedere asilo.

Eppure siamo partiti di mattina presto. Con nessuno in giro e l'aria ancora fresca. Abbiamo caricato le biciclette. Poche cose per qualche giorno di riposo lontano dalla città.

E adesso i vecchi si lamentano più del solito, i bambini piangono ma la coda resta ferma.

Basta, questa è davvero l'ultima volta.

Dall'anno prossimo a Vigheffio ci andiamo solo a Natale.

Chopin in sottofondo

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sanvalentino

Vediamoci un attimo al Parco.

Ho tre cose da dirti. Le penso da stamattina.

La prima è scontata come il mazzo di rose che ho in mano.

La seconda ha odore di penicillina.

La terza l’ho persa ora che ti avvicini.

 

Facciamo due passi nel Parco.

Raccontami di come hai vissuto fino a poco fa.

Quello che hai fatto, nota per nota.

E non fermarti se stai per dire anche tu qualcosa di scontato.

 

Restiamo un altro po’ nel Parco.

Su quella panca di pietra dove le coppie si promettono chissà che.

E poi si guardano, ebeti ma felici.

Come faccio io.

Per ricordarmi di quanto ti sta bene tutto il rosso

che hai addosso.

Ballata di provincia

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coppia

C’era quella nuova coppia

al 45 di Via della Repubblica.

 

Venivano dal Trentino

con l’anello al dito.

Trascinati

nella città che si espandeva.

Anni di plastica e traffico

insopportabili.

 

Lui lavorava

per una macchina da scrivere.

Calli alle dita e poca aria nell’ufficio.

Respirava nicotina.

 

Lei cuciva.

Chiudeva gli strappi

nelle cose degli altri.

Poi pregava.

 

Insieme

decidevano cosa fare

e sbagliavano deduzioni.

Segnavano le spese

su un quaderno in cucina.

 

Credevano nell’ordine

e nella réclame in tivù.

 

Si pulivano i piedi

due volte

prima di entrare.

 

Quando uscivano

chiudevano vetri e persiane.

Ma dentro

la luce rimaneva accesa.

 

Dal cortile sentivamo

i loro litigi

scoppiare all’improvviso.

Qualche minaccia, lui.

Dei me ne vado, lei.

Poi calma nella notte.

 

Quando li incontravamo

sorridevano sempre.

 

Sembrava si scusassero.

 

Perché in fondo erano un’altra

piccola

inutile

vuota

coppia di provincia.